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libro iv. capo xxxviii. 235

ro le mani addosso, nè potendo sofferir quel fetore, credendo ch’elle naturalmente puzzassero, fuggirono bestemmiando, e dicendo, che tutte le Langobarde eran marcie. Con tale artifizio quelle nobili giovinette, sfuggendo alla lussuria degli Avari si serbarono intatte, e trasmisero alle altre donne (se mai alcuna cosa simile potesse accadere) un utile esempio per conservare la lor pudicizia. Esse poi per diverse provincie vendute, hanno ottenuto nozze, quali alla nobiltà loro si convenivano; essendochè una di loro, per quanto si dice, divenne moglie del re degli Alemanni, e l’altra del re di Baviera.


CAPO XXXIX.

Della Genealogia di Paolo Warnefrido.

Ora mi pare, che questo luogo esiga che (lasciata da parte la storia generale) io, scrittore di questi fatti, racconti anche alcune cose della mia privata genealogia. E poichè la materia il richiede comincierò alquanto più indietro l’ordine della mia narrazione. Nel tempo adunque che la gente de’ Langobardi giunse dalle Pannonie in Italia, Leufi mio arcavolo della stessa generazione