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libro iv. capo xxxviii. 233

gli insieme co’ suoi fratelli. Ciò veduto dagli Avari, prestamente montati a cavallo si misero ad inseguirli, ma essendo gli altri velocissimamente fuggiti, il solo fanciulletto Grimoaldo fu aggraffato da un di coloro, che più fortemente correva: tuttavia il suo rapitore, stante la tenera età, non degnò di menargli addosso la spada, ma invece lo serbò ad uso di servitore. Indi, mentre colui, preso per la briglia il cavallo del fanciullo, riconducealo agli alloggiamenti, e mostravasi tutto esultante della sua nobile preda (poichè il garzoncello era di leggiadre forme, con occhi raggianti, e sparso gli omeri di bionda capigliatura) crucciandosi il fanciulletto d’essere condotto cattivo, e volgendo nel suo piccolo petto un grande ardimento, sguainò una spada, quale l’età sua gli permettea di portare, e con quanta più forza potè percosse la testa dell’Avaro, che seco il traeva; sicchè penetrato il colpo al cervello, l’inimico capitombolo da cavallo. Poscia il fanciullo Grimoaldo data volta al proprio destriero, tutto allegro fuggì di galoppo, finchè ricongiunto ai fratelli e raccontata loro la sua liberazione e la morte dell’inimico, tutti d’inenarrabile allegrezza furon ricolmi. Gli Avari poi tagliarono a