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libro iv. capo xxxvii. | 227 |
devolmente si trucidavano1. I Persiani ancora recando contro la repubblica gravissime guerre, tolsero molte provincie e la stessa Gerusalemme2 ai Romani; e distruggendo le chiese, e le cose sacre pur profanando, fra gli altri ornamenti de’ santi luoghi, anco il vessillo della croce di Cristo involarono. Contro il detto Foca ribellò Eracliano, governatore dell’Affrica, e sopraggiunto con un esercito gli tolse il regno e la vita: dopo di che suo figliuolo Eraclio assunse il governo della Romana repubblica3.
- ↑ Notasi nella edizione del nostro testo, che così chiamavansi due fazioni popolari, intorno alle quali è da vedersi Plinio lib. 7. cap. 23. Svetonio in Domiziano cap. 7. Tertulliano de spectaculis c. 9. Cassiodoro lib. 3. Var. epist. 13. Suida, Isidoro, Cedreno al principio del Romano impero.
- ↑ Non negli anni di Foca, ma sotto Eraclio imperatore, nella seconda indizione, che cadde nell’anno 614 fu fatta la presa di Gerusalemme da Cosroe re dei Persiani (Murat. Rer. Italic. script. ibid. pag. 465.).
- ↑ La morte di Foca è così descritta dal Muratori (Annal. ibid. p.22.): «Tratto fu per forza dal palazzo dell’Arcangelo, spogliato di tutte le vesti, e condotto alla presenza d’Eraclio. Poco si stette
che devozione ne’ sudditi, che erano lontani dalla sede delle sue scelleratezze permise, che si consecrasse ai santi del Dio vero il tempio che tutte conteneva le divinità dei Pagani. Per lui stava il motto di Tacito: major ex longinquo reverentia.