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dei fatti de’ langobardi |
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ramente conoscere quanto umile, e di quale innocenza e santità si fosse quell’uomo. Essendo egli dunque accusato presso l’imperatore Maurizio e i suoi figli d’aver fatto morire per denari in prigione certo vescovo Malco, scrisse una lettera a Sabiniano suo apocrisiario a Costantinopoli, in cui fra le altre cose gli dice: Una sola cosa tu devi brevemente insinuare ai serenissimi nostri signori, cioè, che se io, loro servo, avessi voluto impacciarmi nella morte de’ Langobardi, oggi la nazione Langobarda non avrebbe nè re, nè duchi, nè conti, e sarebbe divisa in grandissima confusione. Ma perchè temo il Signore, mi guardo dall’immischiarmi nella morte di uomo alcuno. Il vescovo Malco poi non fu nè imprigionato, nè patì alcuna tribolazione; ma nel giorno nel quale trattò una causa1, senza mia saputa fu condotto da Bonifazio notajo in casa sua, dove pranzò, e fu da esso onorato, e poi la notte improvvisamente morì. Ecco di quanta umiltà fu quest’uomo, che essendo sommo pontefice del Signore, si appellò servo degli uomini. Di
- ↑ Il nostro testo: causam dixit, et abductus est, me nesciente etc. Altri: me causam nesciente etc.