Pagina:Storia dei fatti de Langobardi - vol 1.djvu/228


libro iv. capo xxvi. 213

Smaragdo, che era stato prima patrizio in quella città.


CAPO XXVII.

Della morte dell’imperatore Maurizio.

Intanto Maurizio Augusto, dopo d’avere per anni ventuno governato l’impero,[A. D. 602.] fu fatto morire da Foca insieme coi suoi figliuoli Teodosio, Costantino e Tiberio1. Fu uomo utile alla repubblica, poichè nelle frequenti guerre riuscì vittorioso de’ suoi nemici. Gli Unni pure, che anche Avari appellansi, furono vinti dal suo valore2.

  1. Altri testi hanno: Theodosio, Tiberio, Constantino et Avorante, qui fuit strator.
  2. Tutti gli Storici citano la flebile narrazione della catastrofe di Maurizio, descritta da Teofilatto (lib. 8. cap. 12.) e letta vent’anni dopo la morte di quell’imperatore, fra i singulti e le lagrime degli ascoltanti. Maurizio fu pio, valoroso, clemente, amico e premiator delle lettere; ma ebbe l’animo schiavo dell’avarizia. Per non dare il dovuto stipendio ai soldati li lasciò rubare e saccheggiare i sudditi a loro talento: per non esborsare una vile moneta pel riscatto di dodicimila de’ suoi, fatti prigioni dal re Cacano, li lasciò crudelmente ammazzare. Ciò fu che gli concitò l’odio del popolo, e la ribellione degli eserciti; talchè il perfido Foca, uno de’ suoi bassi-uffiziali ha potuto senza resistenza usurpare il suo trono, trucidargli sugli occhi tutti i figliuoli, spegner