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libro iv. capo xi. 195

vo di Ravenna, a cui successe Mariano cittadino di Roma. Morto parimente Euino duca di Trento, fu sostituito in suo luogo il duca Gaidobaldo, uomo da bene, e di fede cattolica. Ai medesimi giorni pure circa due mille Baioari piombarono sopra gli Schiavi, e al sopraggiungere di Cacano tutti furono tagliati a pezzi. Allora per la prima volta furono condotti in Italia alcuni cavalli selvatici, e bufali1, che furono oggetti di miracolo agl’Italiani.

  1. Ai tempi di Strabone, come osserva il Gibbon (cap. 45. in not.) erasi perduta la razza dei cavalli della Venezia, ond’è che mancavano all’Italia questi quadrupedi al tempo della venuta dei Longobardi. Questa è la cagione, per cui Alboino lasciò a Gisulfo in Friuli parecchie mandre di generose cavalle (Ved. sopra lib. 2. c. 9.). Una di queste mandre si ha contezza essere stata collocata presso i colli di Butrio (ora Burri) non lungi da Cividale e da Udine. In seguito i Longobardi introdussero anco i cavalli selvatici (caballi sylyatici) qui nominali. Quanto ai bufali o buoi selvaggi, sui quali è caduta la maraviglia degli Italiani, non possono questi essere stati i veri bufali, che sono originarj dell’Affrica e dell’India, e non delle regioni settentrionali dell’Europa. Anco al presente ve n’ha gran copia nella campagna di Roma, e in Roma medesima; i quali, oltre all’uso che si fa della loro carne, servono a parecchi lavori e particolarmente a tirare le barche sul Tevere. È probabile perciò, che Paolo, per un errore inveterato abbia dato nome di bubulus all’urus, toro selvaggio del settentrione,