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libro iv. capo iii. 185

chè per lo innanzi costui s’avea dato ai capitani de’ Franchi. Gaidulfo poi, duca di Bergamo, ribellatosi contro il re, si fortificò validamente nella detta città, ma in fine diede alcuni ostaggi e fece la pace. Poco tempo dopo questo Gaidulfo si rinserrò nell’isola Comacina: e Agilulfo entrato nella medesima isola Comacina ne scacciò i partigiani1 di Gaidulfo, e trovato ivi un tesoro ripostovi dai Romani, lo trasportò a Ticino. Ma Gaidulfo nuovamente rinserratosi a Bergamo, fu ivi preso dal re Agilulfo2, e poi di bel nuovo rimesso nella sua grazia. Ribellatosi poscia anco il duca Ulfari in Trevigi contro il detto Agilulfo, questi lo assediò e lo fece prigione3.

    za del Muratori (Annal. ibid. pag. 539.) si ha da leggere s. Julii, la cui isola ritien tuttavia questo nome nella diocesi di Novara, e nel lago d’Omegna.

  1. L’originale homines Gaidulfi.
  2. Alcuni testi oblentus, altii captus.
  3. A questo luogo mi ritorna alla mente un’osservazione del Machiavelli espressa nel primo libro delle storie Fiorentine, e indicante la causa delle qui descritte ribellioni. Feciono (egli dice) in fra loro trenta duchi, che governassero gli altri. Il qual consiglio fu cagione che i Longobardi non occupassero mai tutta l’Italia.... perchè il non avere re gli fece meno pronti alla guerra, e poichè rifeciono quello, diventarono, per essere stati liberi un tempo, meno ubbidienti, e più atti alle discordie infra loro.