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libro iii. capo xxxv. 179

    vrano, aveano il buon senso di non usare ad ogni volta di questo pericoloso privilegio (Stor. della Decadenza ecc. cap 45.). A questo medesimo luogo lo storico inglese si unisce al Giannone (Stor. civ. di Nap. I. I. pag. 263.), nel biasimare il Boccaccio, per aver nella novella seconda della terza Giornata, senza motivo, o pretesto, contro ogni verità presentata la regina Teodelinda nelle braccia d’un palafreniere. Io non mi farò ad encomiare il troppo lubrico racconto del nostro maggior prosatore; ma dirò col ch. ab. Colombo nell’osservazioni istoriche sopra il Decamerone (vol. 3. pag. 4. Parma 1813.) che il fallo da messer Giovanni immaginato, anche essendo vero, non macchia per nulla l’onestà di quella Lucrezia, essendochè egli descrive la detta regina nella piena fede di non aver conosciuto altri che suo marito. Basti qui addurre la testimonianza che fa lo stesso Boccaccio di lei, dicendo che fu bellissima donna, savia et onesta molto, ma male avventurata in amadore.