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libro iii. capo xxxiv. 175

po questo, Guntranno svegliato dal sonno disse di aver vedụto una maravigliosa visione. Raccontò adunque, essergli apparso in sogno un certo fiume che passava sotto un ponte di ferro, il qual fiume entrava in una montagna, dove egli avea veduto una grande quantità d’oro. Che più? scavato quel luogo, si trovarono immensi tesori, che ivi ab antico erano stati riposti. Onde di quell’oro il re subito fece fare un ciborio1 massiccio di mirabil grandezza, e oltremodo pesante; e adornatolo di molte preziosissime gemme deliberò di trasmetterlo in Ge-

  1. Il ciborio qui descritto, a mio credere, non è il vaso nominato da Orazio (lib. 2. od. 7.), come vogliono alcuni interpreti di questo luogo di Paolo
                             Obliviosa laevia Massico
                   Ciboria exple
    Il qual arnese era fatto a guisa di foglie di colocasia, o come vuole il Vossio a modo di fave d’Egitto. Nel lessico latino-barbaro, alla detta voce, è citato un glossario di storia ecclesiastica, da cui apparisce, che per ciborio nel medio evo intendeasi un coperchio sostenuto da quattro colonne, sotto cui eravi l’arca e i cherubini, come si fa in molti luoghi sopra i corpi de’ santi. Anche Gregorio di Tours fa cenno di questo (lib 1. de mirac. c. 28.): Habet enim quatuor (columnas) in altari praeter illas, quae ciborium (s. Petri) sustentant. È da osservarsi nella configurazione di tali lavori, la novella fisonomia che avea impresso alle arti il costume cristiano.