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libro iii. capo xxiv. 157

un sinodo di dieci vescovi, dove fu ricevuto Severo patriarca Aquilejese, il quale presentò la ritrattazione del suo errore, per aver comunicato in Ravenna coi condennato-

    sano che debba leggersi Maranum; luogo prossimo ad Aquileja, posto sul mare a circa 20. miglia di distanza da Udine, che avea un’antica celebrità sotto Roma, e che si sa essere stato conquistato e tenuto in gran conto da Attila, dove stanziò per tre anni durante l’assedio d’Aquileja, ritraendo le vettovaglie pel suo esercito dai luoghi dell’Istria, che avea precedentemente occupati (Jacop. Valvason Stor. del Friuli mss.). A Marano adunque, dicono alcuni, ed anco senza esitanza il Muratori, essersi tenuto questo concilio. Di fronte però a tali dottissimi uomini io devo porre il seguente periodo tratto dalla sopra citata storia mss. del Valvason, lasciando alle altrui cognizioni un definitivo giudizio. Ecco il periodo. “Severo di Ravenna, dopo Elia fu assonto al pontificato, il quale raunò un concilio nazionale di X. vescovi, Pietro d’Altino, Clarissimo di Sabione, Angelo di Trento, Junio di Verona, Ortensio di Vicenza, Lorenzo di Belluno, Rustico di Trevigi, Fonteio di Feltre, Angelo di Ceneda, Massenzio di Castro Giulio, ed Adriano di Pola, in città Nova, terra dell’Istria, allora detta MARANENSE, e dagli antichi AEMONIA, dov’ egli si ritrattò ec. Da quella terra Maranense, non potrebbe forse esser detto quel concilio Mariano? Dall’indicazione poi di Severo, come Ravennate, si spiega il motivo per cui l’esarca Smaragdo venne a Grado a farlo prigione, sul qual motivo stette in forse lo stesso Muratori (ibid. pag. 522.); ed è, perchè essendo sacerdote di quella città, avea aderito ad uno scisma riprovato dalla fede dei Ravennesi.