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CAPO XIX.

Della morte di Droctulfo.

Coll’ajuto dunque di questo Droctulfo, del quale abbiamo parlato più volte, i soldati de’ Ravennesi pugnarono coi Langobardi. Onde, allestita un’armata navale, scacciarono dalla città di Classe i detti Langobardi, dei quali era in potere. Essendo poi Droctulfo giunto al termine della vita, gli fecero un onorevole sepolcro dinanzi alla porta di s. Vitale martire, e celebrarono le sue lodi con un epitafio1.

  1. Ho pensato di collocare qui sotto l’epitafio nel suo originale, affinchè il lettore possa avere un’idea della latinità poetica di quel secolo. Oltre a ciò di niun onore ridonderebbe alla poesia italiana il possedere un così barbaro carme.
    Clauditur hoc tumulo, tantum sed corpore Droctulf,
         Nam meritis tota vivit in urbe suis.
    Cum Bardis fuit ipse quidem, nam gente Suavus;
         Omnibus et populis inde suavis erat.
    Terribilis visu facies, sed mente benignus,
         Longaque robusto pectore barba fuit.
    Hic et amans semper Romana et publica signa,
         Vastator gentis adfuit ipse suae.
    Contemsit caros, dum nos amat ille, parentes,
         Hanc patriam reputans esse Ravenna suum.
    Hujus prima fuit Brexelli gloria capti;
         Quo residens cunctis hostibus horror erat.