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ti, mi sono appigliato alla Plantiniana del 1595. Con questa poi ho ragguagliate parecchie varianti lezioni tratte da codici manoscritti; e dove mi parve che le varianti fossero più conformi all’indole dell’autore, ho preferito sempre il senso di queste a quello della lezione comune.
La traduzione fu accompagnata da note critiche illustrative, nelle quali sono dichiarate con tutta esattezza le fonti delle notizie di cui mi sono giovato. Queste note hanno più oggetti; cioè:
1. di segnare le differenti lezioni de’ codici, per giustificare la scelta fattane dal traduttore.
2. di stabilire l’ordine della cronologia dove trovasi errato.
3. di far conoscere l’indole e i costumi della nazione Longobarda.
4. di metter in evidenza i caratteri di alcuni grandi personaggi, de’ quali l’autore non dà che un’imperfetta notizia.
Quanto allo stile da me seguito nella versione del testo, ho pro-