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1548. Ma il fatto (se m’è lecito il dirlo) non corrispose alla buona intenzione; perchè il Domenichi, oltre all’aver seguito un testo infedele, adoperò certa sintassi e certi modi di dire, che alterano e stravolgono ad ogni linea, anche dov’è più ovvio, il senso dell’originale. E questa sentenza è pienamente confermata dal pubblico, che lasciò in una quasi totale dimenticanza l’opera del Domenichi.
Vedendo adunque permanente questo vuoto nell’italiana letteratura, mi venne in animo di tentar di supplirvi con una nuova versione italiana dell’istorico Longobardo. Se io sia o no riuscito nel mio divisamento, non tocca a me il deciderlo; ma ad uomini dotti e colti nella lingua italiana, al giudizio de’ quali interamente mi affido. A me spetta solo il dar contezza de’ modi tenuti nell’esecuzione del mio lavoro.
Io ho esaminato accuratamente le più stimate edizioni latine del Paolo Diacono: e fattine i dovuti confron-