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libro ii. capo xxvii. | 103 |
sedio si arrese ed Alboino ed ai Langobardi che l’assediavano. Onde entrando Alboino dalla parte orientale della città, per la porta che chiamasi di s. Giovanni, in mezzo di quella stramazzò il suo cavallo e quantunque stimolato dagli speroni e flagellato dallo staffiere1, non potea mai rilevarsi. Allora uno de’ suoi Langobardi si volse al re con queste parole: Ricordati, o re mio signore, del voto che tu facesti. Rompi sì duro voto, ed entrerai tosto nella fortezza: chè veracemente cristiano è il popolo di questa città. Perchè Alboino avea giurato di far passare a fil di spada tutto il popolo, il quale rifiutava di arrendersi. Onde frangendo egli sì fatto voto, e promettendo ai cittadini clemenza, incontanente rialzossi il cavallo, ed entrato nella città mantenne la sua promessa senza far offesa ad alcuno. Allora, affollandosi il popolo intorno a lui nel palazzo già edificato dal re Teodorico, dopo tanti travagli cominciò a sollevar l’animo, fidando nella speranza di un migliore avvenire.
- ↑ lat. strator.
gl’Italiani: onde è ragionevole che di un gran numero di voci, da cui non troviamo l’origine nel latino, ne cerchiamo la fonte in quelle straniere antichissime lingue.