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La formazione del piccolo esercito 63

semplice milite, perchè aveva giurato di non portare spada mai più. Tornato poi a’ suoi monti, non ne uscì per venti anni. Alla fine si lasciò vincere dal desiderio d’andare a visitare la Sicilia e la Calabria che egli aveva percorse e voleva di nuovo percorrere a piedi, per vedervi quanto fosse migliorato il popolo e quanto la terra. Non potè giungere fin laggiù. Un giorno dell’agosto 1889 a Tagliacozzo gli accadde di esser ferito per disavventura da un giovane amico. E morì là, quasi lieto di morire tra quei monti, dove suona ancora con tanta mestizia il nome della battaglia perduta da Corradino. Ora la sua salma è chiusa nel piccolo camposanto della sua Pradalunga, a cui salgono i clamori del Serio sonante che passa. Càpita là talvolta ancora adesso qualche vecchio forestiero che fa chiamar il custode per farsi mostrar la terra dove sta Daniele. Entra in quel recinto, cui con forse quattro lenzuola cucite insieme si potrebbe fare un velario, svolta a sinistra, nell’angolo c’è una cappelletta nuda. «Sta qui,» dice il custode. Qui? Pensa il forestiero. E vorrebbe gridare: Su, Piccinini! D’uomini come te v’è ancor penuria nel mondo. Risorgi e insegna!

Un po’ della tempra del Piccinini erano quei bergamaschi tutti, anche i più popolani; anime esaltate dal patriottismo e un po’ mistiche. Nel 1863, quando la Polonia fece la sua terza rivoluzione, uno stormo di quei militi tornati dall’ottava compagnia dei Mille, volò laggiù con Francesco Nullo. E il 5 maggio, terzo anniversario della partenza da Quarto, entrarono nella Polonia russa a Olkusz, dove s’imbatterono subito nei Cacciatori finlandesi del generale Szakowskoy, coi quali impegnarono un combattimento. Il Nullo cadde ai primi colpi,