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I Mille 41


Narrar di loro, descriverne gli aspetti, farne rivivere la fisionomia morale, resuscitare coi ricordi i loro sentimenti e quelli dell’epoca ora quasi estinti, è un giusto servigio che vuol essere reso alla storia. La quale si avvia a non più fermarsi solo nelle reggie per trovarvi le dinastie, o nei campi per descriver battaglie e celebrare capitani; ma già accoglie nelle sue pagine il personaggio popolo, che ai fatti col proprio sangue e col proprio danaro dà il cuore. E il cuore governa il mondo, e il sentimento fa i veri miracoli della storia.



A colpo d’occhio, si poteva dire che per un quarto quei Mille erano uomini fra i trenta e i quarant’anni e per un altro bel numero tra i quaranta e i cinquanta; forse dugento stavano tra i venticinque e i trenta. Gli altri, i più, erano tra i diciotto e i venticinque. Di adolescenti ce n’erano una ventina quasi tutti bergamaschi. Alcuni qua e là tra quei gruppi parevano trovarvisi per curiosità, perchè vecchi oltre i sessanta; e invece vi stavano a spendere le ultime forze di una vita tutta vissuta nell’amore della patria. Il vecchissimo passava i sessantanove, aveva guerreggiato sotto Napoleone e si chiamava Tommaso Parodi da Genova; il giovanissimo aveva undici anni, si chiamava Giuseppe Marchetti da Chioggia, fortunato fanciullo cui toccava nella vita un mattino così bello! Seguiva il medico Marchetti padre suo, che se l’era tirato dietro in quell’avventura.

In generale, certo più della metà erano gente colta; anzi si può dire che soldati più colti non mossero mai a