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30 | Storia dei Mille narrata ai giovinetti |
baciò il fratello, gli fece segno come a raccomandargli il padre, si staccò da loro e discese per dove scendevano alle barche i suoi compagni. E quel padre e quell’altro figlio si persero fra la folla, portando alla casa lieta di altre grandi gioie, ricchezza, bellezza, onore, quell’amara gioia d’esser stati a quella fortissima prova.1
Piccole cose tra le grandi, nelle ore dell’attesa, qua e là per le vie di Quarto, sugli usci delle casupole, quelli che dovevano partire si sentivano dare dai pescatori, dai marinai, certi consigli da semplici, ma d’amore.
— Avete mai navigato? — No. — Se temete di avere il mal di mare, appena a bordo, coricatevi supino e state sempre così, non patirete. — Se vi daranno del biscotto mangiatene poco, e bevete poi pochissimo, se no guai! — Sbarcherete in Sicilia, oh sbarcherete! Ma,.... vini traditori laggiù! — E la gente? — Come noi.... però molto facili a tirare.... Ma chi la rispetta.... Soprattutto la famiglia bisogna rispettare laggiù.... Ma voi avrete altro pel capo.... Coraggio! —
A poco a poco tutti discesero nelle barche, queste presero il largo. Verso le undici, da una di queste già più in alto, si udì una voce limpida e bella chiamare «La Masa!» E un’altra voce rispose: «Generale!» Poi non si udì più nulla. E su quell’acqua stettero le barche a cullarsi aspettando. Quelli che v’erano su parlavano del Governo, di Cavour, di Vittorio Emanuele, dell’accordo, del disaccordo tra loro e Garibaldi e della finzione; e siccome le ore passavano, i più cominciavano a temere che i vapori non venissero, e che si dovesse tornare a
- ↑ Abba, Noterelle d’uno dei Mille. Bologna, Zanichelli