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Giorni pericolosi 9

nuele una certa pietà. Era figlio di Maria Cristina di Savoia, sposata nel 1832 al grossolano e cattivo Ferdinando II, trattata male nella reggia e morta consunta nel 1836. Essa aveva avuto quell’unico figlio. E si sapeva che quando era nato, non volendo concedere a lei di allattarlo, le avevano fatto entrare in camera per nutrice una donna di Santa Lucia, piagata a una gamba, con le tracce della scrofola al collo, con pochi capelli in testa, quasi tignosa e con figli rachitici o che non si reggevano in piedi. Aveva rivelate queste miserie un abate Terzi, che Maria Cristina aveva condotto con sè dal Piemonte per confessore. E l’abate aveva anche narrato che vicina a morte, avendo chiamato il Re, la infelice regina s’era sentito rispondere che il Re dormiva. Così era spirata soletta come una povera, con al capezzale un oscuro frate; e il popolo napoletano l’aveva chiamata santa.

Per disgrazia sua, quel povero bambino, che orfano di madre, mal visto erede del trono, non aveva potuto morire anch’esso, era stato educato a odiare ogni cosa italiana. Ed ora regnava. Se Vittorio Emanuele aveva voluto che il suo Governo usasse dei riguardi a quel parente nato e vissuto infelice, come uomo di cuore aveva fatto bene.


L’agitazione per la Sicilia.


Ma la Nazione non aveva nessun dovere di sentimenti pietosi. E allora la voce di Giuseppe Mazzini che dopo la pace di Villafranca aveva gridato: «Al Centro mirando