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204 Storia dei Mille narrata ai giovinetti

vano finito. E tanto più crebbe l’idea quando si arrese la compagnia che custodiva il palazzo delle Finanze in piazza Marina, dove giaceva un tesoro di cinque milioni di ducati. Avevano messo il blocco al palazzo una ventina di Garibaldini e un nugolo di popolani, appostati intorno a distanza, vigili giorno e notte, e così il denaro della Sicilia, rimaneva alla Sicilia.

Durante quell’armistizio, stettero le due parti ai loro posti, ognuna con le proprie sentinelle piantate a farsi guardia contro la nemica. E in certi punti della città, le sentinelle si trovavano a essere così vicine fra loro, che in quattro passi potevano gettarsi a zuffa l’una sull’altra. Perciò in quei luoghi insieme coi Picciotti, che dal grande odio non avrebbero saputo stare senza insultarsi o saltare addirittura sui napolitani, fu messo un gruppo di Garibaldini. E talvolta avveniva che dei soldati napolitani qualcuno o la sentinella stessa, da una parola all’altra, si lasciava tirare a conversare coi Garibaldini, perdeva la testa, dava indietro un’occhiata, tentennava un poco, e poi scattava via di lancio a rifugiarsi tra loro, abbracciato, baciato, portato via in trionfo per la città. Così, alla Fiera Vecchia, anche i Bavaresi disertarono a dozzine, ultime figure di mercenarii che avevano fatto quell’ultima apparizione in Italia.

Magnanimo veramente era stato il primo giorno Francesco Crispi che, appena sottoscritto l’armistizio, si era ricordato subito del Mosto e del Rivalta, rimasti in mano dei borbonici, nella ritirata dal Parco. Egli, segretario di Stato del Dittatore, corse a Castellamare per farne lo scambio con due ufficiali superiori nemici, prigionieri. Entrò nel forte superbamente, e chiese dei due