Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
174 | Storia dei Mille narrata ai giovinetti |
il malleolo, dove fu poi ferito due anni appresso in Aspromonte: aveva confortato due giovani prigionieri napolitani; aveva baciato nel nome di Benedetto Cairoli qualcuno della 7ª Compagnia, e baciandolo gli aveva detto che intendeva di baciare in lui tutti i presenti. Giulivo era anche perchè cominciavano a comparire dei cittadini ansanti, trasecolati. Dunque era vero, era entrato, era Lui? E guardavano quei capelli ancora così biondi, quella barba, quel torso erculeo nella camicia rossa, quelle gambe un po’ esili e quei piccoli piedi da gentiluomo. Adoravano. Era lui e non avevano creduto! Il romore della fucileria di Porta Termini, l’avevano preso per uno dei tranelli della polizia, che già parecchie volte aveva sull’alba fatto sparare qua e là; e sempre chi era stato pronto a scendere, credendo di gettarsi nella rivoluzione, era invece caduto in mano dei birri. Così raccontavano quei cittadini. Dunque, se la città non era subito insorta, nulla di male, purchè si facesse, purchè non si lasciasse tempo ai nemici di riaversi: barricate! barricate! Non si sentì più gridar altro che barricate. Garibaldi diede l’ordine all’Acerbi, mantovano, di mettersi a quel lavoro, e gli designò compagno il palermitano duca della Verdura; formò un comitato provvisorio per il governo della città presieduto dal dottor Gaetano La Loggia: ma veramente il governo era lui.
E le campane cominciarono a martello, perchè la polizia aveva fatto levar via il battaglio da tutte. Prima suonò quella di San Giuseppe, poi un’altra, poi altre e altre; tutta la città si svegliava: Santa Rosalia! Santo Spirito! Che c’era mai? Garibaldi? Garibaldi era venuto dentro in quel giorno di festa reli-