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162 | Storia dei Mille narrata ai giovinetti |
persecuzioni. Quelli che lì in Sicilia avevano del lombardo e del monferrino, erano discendenti d’avventurieri e di favoriti tirati nell’isola dal gran Conte Ruggero, quando vi condusse sposa Adelaide di Monferrato. Dietro quella gentildonna uscita dal paese più cavalleresco d’Italia, erano corsi a frotte nell’isola gentiluomini d’ogni grado, e Ruggero aveva dato loro da abitare certi luoghi, che per il numero grande di quegli ospiti furono poi chiamati villaggi lombardi. E coloro vi si erano misti e fusi coi nativi, greci, arabi e normanni, pur conservando le loro consuetudini e i loro dialetti. Aidone, Piazza, Nicosia, altre cittadette erano di quei luoghi.
Nel pomeriggio di quel giorno, apparvero lassù alcuni uomini di mare in calzoni bianchi, e si disse subito che erano ufficiali delle navi inglesi ancorate nel porto di Palermo, saliti per vaghezza a visitare quell’accampamento. Sapevano essi che v’avrebbero trovato Garibaldi? E se lo sapevano, poteva ignorarlo il Comandante generale borbonico di Palermo? Ciò dava dell’inquietudine. Essi intanto recavano che nella gran città tutti erano persuasi della fuga di Garibaldi, che anzi questo si leggeva stampato sulle cantonate, che l’ufficialità del presidio esultava, ma che n’era addolorato e sgomento il popolo, cui la sbirraglia raddoppiava gli insulti. Diedero per primi anche la notizia che il governo di Napoli aveva chiamato filibustieri Garibaldi e i suoi appena partiti da Quarto, denunciandoli al mondo come pirati; e il nome di filibustieri fu subito preso per titolo di vanto da quei giovani, come da altri in altri tempi altri nomi vituperosi. Aggirandosi nell’accampamento, quegli Inglesi si dilettavano di schizzare i profili dei più pitto-