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154 | Storia dei Mille narrata ai giovinetti |
Egli aveva scelta bene la sua posizione; piantato Bixio a mezza costa col suo battaglione, il battaglione Carini aveva schierato lungo la strada che sale per quel dosso ed entra poi tra i monti verso Piana de’ Greci. I cannoni erano in batteria. Tutto era pronto per ricevere i borbonici. Ma la loro ala sinistra si avanzò appena a tiro di fucile, e scambiò qualche colpo con alcuni Picciotti che stavano sulle più basse falde, l’altra non si inoltrò neppur tanto. Erano dunque soltanto ricognizioni, ma volevano dire che per l’indomani si preparava qualche cosa di grosso.
E avvenne.
Alla levata del sole, un gran tratto della via da Palermo a Monreale fu visto dal Campo di Garibaldi sfavillar tutto d’armi. Pareva che i ventimila uomini del presidio fossero usciti tutti alla campagna, tanto era lunga quella traccia, la cui testa entrò nei fitti pomari e continuò a marciarvi nascosta, come s’indovinava dall’accorciarsi delle sue code.
Garibaldi, fermo nelle sue posizioni, faceva lavorar di zappa il suo Genio e la sua Artiglieria, come se si preparasse a ricevere l’assalto. Aveva già mandati i Carabinieri genovesi alla posta, là dove il primo incontro degli assalitori doveva naturalmente seguire, certo che contro le loro carabine il nemico si sarebbe sentito cader la baldanza. Antonio Mosto doveva pensare a reggervi quanto fosse possibile a brava gente qual era la sua, e alla fine ritirarsi la via che tutta la Colonna avrebbe pigliata, perchè Garibaldi, contro ogni apparenza data da principio alle proprie intenzioni, aveva deliberato un’altra volta la ritirata, quasi la fuga. Infatti,