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120 Storia dei Mille narrata ai giovinetti

acuto, e le palle andavano al segno. Allora quei Cacciatori si arrestarono a scambiare ancora pochi tiri, così da fermi, coi Genovesi. Ma subito le trombe garibaldine suonarono l’attacco alla baionetta. Bisognava levar le Compagnie dalla tentazione di sprecar di lassù le munizioni, perchè i più non avevano che dieci cartucce, e i fucili non portavano più che a quattrocento metri. Le Compagnie, a quegli squilli, balzarono ritte come sorgessero dalla terra improvvise, e si rovesciarono giù dal colle una dietro l’altra, correndo scaglionate obblique giù per la china, ma mirabilmente composte, poi s’allargarono in ordine sparso, quando i cannoni napolitani cominciarono a trarre granate.

Lo narrarono poi molti che stavano allora nelle file nemiche. Quel movimento, fatto così di lancio e con sicurezza da veterani, produsse in loro un effetto indicibile. Ma non si sgomentarono. E fu bene, perchè per la loro mirabile resistenza meritarono d’esser lodati nell’ordine di Garibaldi il giorno appresso; e la lode potè forse sugli animi più della stessa vittoria riportata da chi li lodava.

Così il bel fatto d’arme era cominciato.

In un lampo le due Compagnie di Cacciatori furono spazzate via, lasciando esse alcuni caduti in quel fondo, bei giovani d’Abruzzo, di Calabria, di chi sa quale di quelle terre delle rivoluzioni gloriose e infelici. Sul berretto elegante a barchetta, portavano il numero 8 — 8° Cacciatori! — E indossavano delle divise di tela cilestrina, giubba corta, elegante, su cui s’incrociavano pittorescamente le corregge degli zaini e della fiaschetta a zucca, schiacciata e foderata di cuoio. La loro cara-