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Il nemico 113

e d’allegrezza tutti quegli animi; e via via che la colonna avanzava, pareva che ognuno fiutasse nell’aria la misteriosa presenza del nemico. A un certo punto, si ripiegò sulla colonna un drappello d'uomini che scendevano da certi pagliai fuori di mano nella campagna. Parevano irati.

Erano quelli della mezza squadra della Compagnia Bixio, che andati agli avamposti da quarantotto ore, erano stati via sotto la pioggia e fin senza pane. Raccontavano che poco avanti era capitato a trovarli lo stesso Bixio, e che li aveva assai bruscamente ripresi, come se avessero avuto qualche gran torto. Ma essi, pazienti, da quel terribile che non mangiava, non dormiva, tempestava giorno e notte non lasciando quiete neppur le pietre, si erano lasciati dir tutto; e ora lieti di ricongiungersi ai compagni, vi portavano in mezzo la gran notizia, Sì! il nemico doveva essere, anzi era certo non lontano, già in posizione. Dunque tra poco la battaglia.

E intanto si vedevano le squadre dei Picciotti svoltare per le vie traverse, anche i cinquanta o sessanta che andavano a cavallo, e allontanarsi, pigliare i monti. Dove andavano? Nessuno ci capiva nulla.


La bandiera.


Durante una breve sosta, che fu fatta fare alla colonna, passò l’ordine di mandar la bandiera al centro della 7ª Compagnia, quella del Cairoli. Da Marsala fin là, quella bandiera l’aveva custodita la 6ª del Carini. E la portava Giuseppe Campo palermitano, uno che nel-