gione il Lucumone a’ suoi ogni nono giorno1; o sia quel dì che seguiva il periodo settimanale chiamato le None. Uno di essi, generalissimo in guerra e capo della unione, veniva eletto in comune dai dodici popoli confederati, ciascuno de’ quali per mostra d’uguale dominio forniva un littore2. La veste di porpora e la dipinta, una corona d’oro, lo scettro adorno alla cima di un’aquila, la sella curule, i fasci e le scuri3 erano i tremendi simboli, non men che le divise della di lui alla autorità, e del poter supremo che usar potea liberamente in nome e vantaggio della repubblica. La condotta della guerra dava soprattutto gran moto alle ambizioni di cotesti primi ufiziali della nazione, che in promuovere l’util della patria arrecavano a se stabile nominanza. La qual cosa avvenne non tanto a Porsena lucumone di Chiusi, ed a quell’Arimno, di cui Pausania vide un donativo in Olimpia4, quanto ancora a Celio Vibenna, altro lu-
- ↑ Tusci nono quoque die regem suum salutabant, et de propriis negotiis consulebant. Macrob. Sat. i. 15.
- ↑ Ex duodecim populis communiter creato rege, singulos singuli populi lictores dederint. Liv. i. 8. Lucumones in tota Tuscia duodecim fuisse manifestum est: ex quibus unus omnibus imperavit. Serv. viii. 475., x. 202.
- ↑ Liv. i. 8.; Dionys. iii. 61. 62.; Strabo v. p. 152.; Diodor. v. 40.; Plin. ix. 39.; Macrob. Sat. i. 6.; J. Lyd. De magist. p. 13. Queste insegne toscane, usate dai re di Roma, rimasero ai consoli dopo il cacciamento di quelli; eccetto la toga picta adoprata dai soli trionfanti.
- ↑ Pausan. v. 12.