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CAPO XXI. 61

mero di savi. Ma se la troppa scarsità delle memorie fa ostacolo insuperabile a portare sì oltre l’investigazione delle cose, pure, quivi in Italia, apparisce non dubbiamente l’azione costante e vigorosa del governo teocratico, qual possente macchina di tutto il movimento della società. Talchè il dritto sacro, il pubblico e il privato, strettamente congiunti tra di loro, formavano insieme un solo e unico incommutabil sistema di legislazione, la cui tendenza si era d’operare fortissimamente con comandamenti prescritti sull’animo arrendevole delle genti, onde elleno potessero più facilmente e sicuramente essere infrenate e guidate da’ suoi rettori. E in vero sì grande in ogni cosa, ed a un modo sì efficace fu tra noi il vigore della teocrazia per lunghissima età, che col sussidio della sola religione si reggevano nel popolo paziente gli abiti dell’ubbidienza, la fede ne’ magistrati, il coraggio pubblico, la costanza nelle avversità, i sacrifizj più necessari: in somma tali virtù civili, che per esse si avea pronta a ogni bisogno la forza difensiva e conservatrice della città.

Niun fatto più notabile adduce l’istoria della umanità quanto l’esistenza d’un ordine sacerdotale, dominante gli altri, nel corso e ricorso di quei secoli, in cui la religione si rappresenta come il grande agente di tutti gli affari della vita umana. Indiani Babilonesi, Egizj, Etruschi, Celti; in fine tutti i popoli dei mondo antico aventi fra loro alcuna scambievole comunicazione d’idee; ponevano del pari in cielo le ra-