del lanificio od opera di drapperia1. Per un’antica memoria si diceva che Padova avesse tolto il nome dalla palude Patina presso la città2, situata alla sinistra riva del Medoaco o sia la Brenta; fiumicello mediante il quale trafficava Padova anche sul mare pel porto di Malamocco. Non adduce perciò veruna maraviglia se fino dalla più remota età ebbero i Veneti al di fuori grido d’illustre nazione, e se nel loro paese fingono i poeti le favole più celebri dell’Eridano e di Fetonte. Mal sapevano gl’inventori stessi del mito, o piuttosto i suoi promulgatori dove fosse quest’Eridano alle cui sponde cercavano l’ambra gialla. Esiodo n’avea ragionato in un’opera ora perduta3: Ferecide divulgò maggiormente la favola al suo tempo; e di mano in mano l’abbellirono Eschilo, Euripide4, Filosseno, Nicandro e Satiro5. Pure si vede che ignorava Erodoto del tutto, che al nostro Pado avessero appropriato i Greci il nome poetico d’Eridano, ch’ei cercava col misterioso elettro nel Baltico6. Ma, non poco notabile si è il racconto che di lui abbiamo d’un costume degli Eneti, se pure il fatto ch’egli udì narrare è vero: cioè l’usanza che
- ↑ Strabo iii. p. 116., v. p. 147.; Plin. i. epist. 14.; Martial. xi. ep. 17.
- ↑ Serv. i. 246.
- ↑ Hygin. Fab. 154: intitolata Phaeton Hesiodi.
- ↑ In Phaeton. Hippol. 735.
- ↑ Plin. xxxvi. 2.
- ↑ Herodot. iii. 115.