nuta del fuggitivo troiano vien narrata molto diversamente dagli scrittori1. Altre favole ponean Diomede regnatore d’una parte della Venezia: e il nome dell’eroe convien che fosse grandemente caro ai paesani, perocchè non solo v’avea tempio in sul Timavo e onori divini, ma di più volean che presso di loro unicamente terminasse sua vita mortale, e conseguisse cola l’apoteosi2. Tuttavia quando i cronisti romani cominciarono a dettare la loro istoria, divulgando origini troiane, non tennero nessun conto delle maravigliose sorti del figlio di Tideo, ma per lo contrario accettarono e ampliarono la graziosa novella della passata di Antenore e degli Eneti paflagoni nel seno Adriatico, dove, vinti gli Euganei, presero in comune il nome di Veneti. Così Catone, seguitando la leggenda greca, diceva essere i Veneti di stirpe troiana3: e lo ripeteva con altri Livio4, che nato nella città d’Antenore riproduce per adulazione istorica questa vana pompa cittadinesca. Plinio però, nè Quinto Curzio5 non si mostrano persuasi di tale racconto; e Strabone n’era sì poco convinto che in dovendo scerre tra le due opinioni, amò meglio credere i Ve-
- ↑ Virgil. i. 242 sqq.; Serv. ibid.; Schol. ver, i. 247.; Eusthat. ad Perieg. 378.
- ↑ Auct. de Mirab. p. 1156.; Strabo v. p. 148. 149., vi p. 196.
- ↑ Ap. Plin. iii. 19.
- ↑ Liv. i. 1. add. Corn. Nep. ap. Plin. vi. 2.; Justin. xx. 1.
- ↑ Plin. vi. 2.; Q. Curt. iii. 1.