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310 CAPO XXVIII.

viso, che dessi non abbiano maggiore antichità del terzo o quarto secolo: ce n’accertano bene gli assi d’Adria picena, che hanno per impronta un pegaso volante1: contrassegno e simbolo della sua recente affinità e concordia con Siracusa, da poi che Dionisio il vecchio avea posto in quella città una colonia di Siculi2, non tanto per rendere più franca la navigazione de’ suoi in sull’Adriatico, quanto per reprimere di tal modo e raffrenare quella mano di coraggiosi siracusani, che in fuggendo la sua dura tirannide s’erano riparati in Ancona3. Alla moneta di rame fusa indi successe la coniata. L’ebbero al pari Etruschi, Umbri, e altri popoli della centrale e meridionale Italia; nè mancava tampoco ai primi la specie d’argento e d’oro, come si conferma per le stesse loro medaglie, fregio della numismatica4. Si avean miniere d’argento fruttifere a Montieri nel senese5: buona quantità d’oro davano quelle della val d’Aosta e del Vercellese6: ancora che tutta Italia dal monte Rosa insino alle Calabrie abbia ricche vene d’ogni sorta minerali di considerabil prodotto e valore, le

  1. Eckhel, Doct. num. vet. T. i. p. 99.; Zelada, De num. aer. uncial.
  2. Etym. magn. v. Ἀδρίας τὸ πέλαγος Tzetz. ad Lycophr. 630.; Dionisio morì l’anno primo della Ol. ciii. an. di R. 386.
  3. Strabo v. p. 166.
  4. Vedi tav. cxv. 1-13: ed i Monumenti dell’Italia ec. tav. lix.
  5. Targioni, Viaggi della Toscana. T. iv. p. 47.
  6. Strabo iv. pag. 141., v. p. 151.; Plin. xxxiii. 4.