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CAPO XXVIII. 305

stri, i nocchieri, i patroni di nave, i comiti, i sottocomiti, i marinari, avean così fortissimi motivi non meno di cautelare, che di proteggere sì fatti commerci, fonte d’universale ricchezza, adoperandovi all’uopo la forza stessa del comune. Molte deità marine che ricorda la mitologia, e che in parte veggiamo sì stranamente foggiate nei monumenti toscanici, prestavano aiuto, soccorso e fiducia ai naviganti. Vertunno bensì, dio moltiforme, era per gli Etruschi il vero tutore, protettore e custode della mercatura1.

Se però gli Etruschi di tanto più potenti soprastavano agli altri italici in forza marittima e in valore di commerci, non per questo Rutili, Volsci, Liguri e Campani, cedevano loro in ardire, nè in virtù di marineria. Navigavano essi più che altrove per le coste del Mediterraneo occidentale e per l’isole: e come oggidì i marinari d’Ischia, di Torre e di Sorrento, sopra piccoli battelletti e senza bussola, s’ingolfano in alto mare per andare a pescar coralli in sulle spiagge barbaresche, così i loro progenitori Campani veleggiavano per gli stessi mari con barche leggieri2. I Volsci marittimi, ed i Liguri, navigavano a un pari colle loro scafe sicuri e arditi per le coste dell’Affrica, della Gallia e di Spagna3, dove i Rutuli d’Ardea dalla foce del Numicio aveano con-

  1. Varro l. l. iv. 8.; Propert. iv. 2. 49-50.; Ascon. in 3. Verr. 59.
  2. Phaselus, navigium campanum. Nonius xiii. 7.
  3. Diodor. v. 39.