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CAPO XXVIII. 299

erano essi terribili per arte piratica anno ne’ lidi orientali1. Quantunque il nome di Tirreni sia alle volte nelle scritture antiche trasferito ai Pelasghi, nessuno vorrebbe imputare da senno al critico d’Alicarnasso di non avere distinto in questo luogo sì notabile delle sue antichità la razza od il cognome pelasgo da quello più speciale degli Etruschi: tanto le sue parole sono precise; aver li Tirreni, o sia i nostrali, quivi ammaestrato i Pelasghi avventizi nella marineria2. Quanto i navigatori Tirreni fossero gran tempo formidabili e temuti per l’Ionio e l’Egeo ne fanno fede le memorie antiche: sotto figura d’allegoria lo ricordano più volte le favole dei tempi eroici3: non cessavano i Greci d’infamarli col nome di pirati, e n’avean giusta ragione: perciocchè non solo crudelmente dessi infestavano i loro mari, ma, com’era costume, solean togliere in corso le robe e gli uomini per farne commercio ne’ consueti mercati4. Di che senza più è manifesta allegoria il notissimo mito di Bacco rapito dai Tirreni, onde venderlo poscia per ischiavo5. Cessava non di meno questa sì grande acerbità di costumi a

  1. Dionys. 25.
  2. Καί (οἰ Πελάσγοι) τῆς κατὰ τὰ ναυτικὰ ἐπιστήμης διὰ τὴν μετὰ Τυῤῥηνῶν οἴκησιν, ἐπιπλεῖστον ἀπολελαυκότες.
  3. Possis Magnes. ap. Athen. vii. 12.; Palephat. 21.
  4. Da ciò ne venne agli impauriti greci il proverbio Τυῤῥηνοὶ δέσμοι. conf. Meurs. Creta. iii. 5.
  5. Apollodor. iii. 5. 3.; Nonn. xlv. 105-168.; Ovid. Met. iii. 576. sqq.