sia per sostenerlo ed aprirlo, abbiano tutte nomi propri italici d’origine etrusca, sannitica o sabina. Così l’innato valore fortificato e dall’educazione e dalle leggi era portato a tal sublime grado che, in mirando alla patria soltanto, non curavano i difensori del sacrifizio della persona. Quel sentimento profondo di virtù nazionale, che presso agli Umbri, antichissimo e vero popolo italico, rendeva indispensabile il vincere o il morire combattendo, dice un antico1, non era nulla meno vivace in petto dei Sanniti, de’ Marsi, de’ Lucani, e di tanti altri prodi. Ben lo sperimentarono mille volte i Greci stanziati nell’Italia inferiore: nè senza verità diceva Alessandro Molosso qua essersi affrontato a suo danno con uomini, dove che suo nipote, il Magno, s’era in Asia riscontrato solo con femmine2. In tempi sì fattamente gloriosi di libertà e di vittoria era non pure sopportabile, ma onorando a ciascuno il servizio militare: la costanza dell’animo, la frugalità, il lavoro, riparavano prontamente ai danni della fortuna nemica3. Quindi tante repubbliche di poco stato potevano ad ogni occorrenza levare in casa
- ↑ Ὁμβρικοὶ ἑν ταῖς πρὸς τοὺς πολεμίους μάχαις αἰσχιστὸν ἡγοῦνται ἡττημένοι ζῆν. ἀλλ’ ἀναγκαὶον ἢ νικᾷν, ἢ ἀποθνὴσκειν. Nic. Damasc. ap. Stob. Serm. x.
- ↑ Aul. Gell. xvii. 21. Quinto Curzio pone in bocca di Clito le stesse parole; verum est quod avunculum tuum in Italia dixisse constat, ipsum in virum incidisse, te in foeminas. viii. 1.
- ↑ Veteres illi Sabini.... quamquam inter ferrum et ignes hosticisque incursionibus vastatae fruges, largius tamen condidere, quam nos. Columel. r. r. praef.