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CAPO XXVII. 281

innanzi la fondazione di Roma, furono anche i più disciplinati e valenti nelle cose militari. I loro fanti superavano tutti gli altri nell’arte principale di starsene uniti e serrati in battaglia, combattendo a piè fermo nelle prime schiere1: e quivi, immobili nelle sue file, non curavano morire onorati bisognando. La qual virtù di ben ordinata milizia pedestre giustamente chiama uno scrittore bene instrutto muro inespugnabile; anzi muro vivente, muro ferreo, e non atto solo alla difesa d’una città, ma della repubblica intera2. Quanto studio ponessero i Romani in quest’arte, e quanto ne approfittassero lo dice Livio3. Così pure ad esempio de’ fanti etruschi delle prime classi cambiarono essi la pesante forma degli scudi sabini, adoperati nella prima età4, sostituendovi quei di rame rotondi molto più leggieri e maneggevoli5: nè diversamente dai militi etruschi alla leggiera tolsero i Ro-

    videbatur, cum summo studio domi exsequebantur. Caesar ap. Sallust. Catil. 51.; Nicias Nicen. ap. Athen. vi. 21.; Arrian. Ars Tactica pag. 75.

  1. Ἔλαβον δὲ καὶ παρὰ Τυῤῥηνῶν τὴν σταδίαν μάχην φαλαγγηδὸν ἐπίοντων. Nicias Nicen. ap. Athen. vi. 21.
  2. Firmini (an Frontini?) etrusci rite instrictum peditatum vocat murum inexpugnabilem, murum viventem, murum ambulantem, murum mente praeditum, murum ferreum, murum qui non unam urbem, sed universam remp. protegit. Petr. Magistri, de scientia polit. fragm. in script. vet. Coll. Vat. T. ii. p. 592.
  3. Qua pugnandi arte (in aciem) Romanis excellant. iii. 2.
  4. Plutarch. Romul.
  5. Diodor. fragm. xxiii. Excerpt. in Coll. Vat. T. ii. p. 48.