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CAPO XXVII.


Arte della Guerra.



I duri esercizi, e gli abiti della vita campestre formano di loro natura la miglior preparazione alla guerra. Sotto i tetti rustici crebbero alla patria generazioni d’uomini pronti alle fatiche e fortissimi alle battaglie. Perciocchè il bisogno, non che l’obbligo di difendere e di conservare col viver libero quanto di più caro, o più in pregio s’abbia l’umanità, fece degl’Italiani un popolo di soldati. Tutti ugualmente stavano presti all’armi, perchè tutti non obbedienti ad altro imperio che de’ suoi medesimi, avevano un solo ed unico scopo: quello cioè di confermare i civili diritti, e mantenere la pubblica indipendenza. La professione dell’armi era non tanto un dovere prescritto dalle leggi, quanto la speranza dei valorosi che aspiravano a dignità d’ufficio o d’azione: sì che non fa maraviglia se i nostri popoli attesero di buon’ora a ridurre in arte gli esercizi della guerra, e se furono anche veri trovatori di non pochi ordini di milizia, che passarono nella disciplina romana, formatasi in grandissima parte coi modi stessi dell’italica. Sì veramente i Romani traendo a se tutte volte lezioni e norme dagli stessi nemici, sapevano con somma avvedutezza giovarsi di tutte le cose migliori1. Gli Etruschi lungamente sotto l’armi

  1. Majores nostri.... arma atque tela militaria a Samnitibus sumpserunt: postremo quod ubique apud socios aut hostes idoneum