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CAPO XVIII. | 21 |
Cingono Italia di verso settentrione le Alpi per una continovata giogaia, la quale dalle marittime sino all’Istria si stende sopra uno spazio irregolare di circa 1050 miglia. La sua larghezza media può avere 120 miglia; e questo gran riparo, che gli antichi chiamavano muro inespugnabile1, divide al tutto la nostra penisola dall’Europa occidentale. Non altra avverata, nè più antica memoria porge l’istoria del passaggio di popoli transalpini, fuorchè l’inondazione gallica regnando in Roma Tarquinio prisco; anzi qualvolta consideriamo la insuperabile difficoltà, che opponeva nella sua salvatichezza cotesto serraglio d’asprissimi gioghi, dove pochi sono i luoghi che dieno un adito, e sicura l’uscita, non fa maraviglia che i transalpini, sempre che si cimentavano al varco, o fossero ributtati da invincibili ostacoli, o solo in quell’epoca di Tarquinio riuscissero nell’impresa di sforzare un vallo, quasi a studio fortificato dalla natura2. Nè si dica, che le stesse chiuse o impedimenti uguali trovarono i primi Liguri, poichè venendo essi lungo marina dalla Provenza, poca o lieve opposizione per via facean loro le ripe alpestri della riviera di ponente. La massima parte delle Alpi fu sconosciuta ai Greci antichi, salvo che una porzione delle Marittime e delle Pennine, più note per la vicinanza di Nizza e Monaco ai Marsigliesi, i quali favolosamente