Pagina:Storia degli antichi popoli italiani - Vol. II.djvu/259


CAPO XXV. 253

spiega ancora perchè il più antico Bacco dell’oriente si trovi ne’ monumenti nostrali figurato con tanta moltitudine di forme e sembianze diverse: mentre, secondo teosofia, questo dio grandissimo moltiforme1 simboleggiava soprattutto le trasformazioni moltiplici, che il principio universale pativa in passando per tutte le sostanze del mondo. È vero che uguali simboli ed emblemi si ritrovano effigiati anche in vasi e lavori greci; ma di qual luogo passarono negli Elleni sì fatte cose misteriose se non dalla medesima unica fonte? Or dunque, per virtù di dottrine conformi, una medesima serie d’idee morali reggeva da prima e guidava a un tempo non meno il costume, che l’arte dei popoli civili.

Era bensì naturalissima cosa, e non tanto conforme al progresso di migliorato incivilimento, quanto alla tendenza dell’umana mente, che dalle immagini simboliche di creature o mostruose, o irrazionali, o in apparenza deformi, di che s’appagava in prima una rozza fantasia, si passasse gradatamente alle rappresentazioni figurate d’una nuova mitologia poetica, la quale di sua natura, introduceva alla volta nelle arti del disegno il desiato genio del bello. Di tal maniera anche le dipinte figuline, al pari d’ogni altr’opera figurata, cominciarono a rappresentare storie religiose ed eroiche della già divolgata mitologia ellenica. Ma, come generalmente l’uso de’ vasi, onore primario di

  1. Myriomorphos.