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252 CAPO XXV.

chiamati volgarmente, benchè con improprietà grande, egizj. Si ritrovano in sepolcri molto antichi: la più parte sono venuti fuori di quelli di Vulci, di Tarquinia, e di Chiusi: ancora che non solamente in Etruria, ma pure in Campania, e giusto nelle tombe che possono pretendere a maggiore antichità, si rinvengono di frequente vasi consimili. Hanno per lo più una forma speciale di balsamari talvolta di straordinaria grandezza1; nè si può dubitare tampoco, che questa sorte vasellame non abbia servito anch’essa unicamente alla religione della sepoltura. Ivi sono effigiate le stesse simboliche figurazioni d’origine orientale ed egizia, quali si veggono nelle figuline di terra nera soprammentovate, e ne’ bronzi etruschi più vetusti. Vi comparisce Bacco, ora trasformato come Osiride nel dio sotterraneo, ora nel genio buono, avversevole inimico e domator de’ mali del suo contrario principio2: quasi sotto le sembianze medesime, in cui ne’ cilindri orientali appare Ized alato e in costume babilonese, in atto di premere con ciascuna mano il collo d’uno struzzo, uccello d’Ahriman. Queste notabili e vie più manifeste rassomiglianze di dottrine arcane, e di costume religioso, mostrano assai chiaramente donde veniva la sorgente di tali insegnamenti, diramatasi qua per l’Etruria, che fino da tempi lontanissimi avea commerci nelle parti orientali. E ciò

  1. Vedi tav. lxxiv.
  2. Vedi tav. lxxiii.