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246 CAPO XXV.

ture tarquiniesi vogliono aversi tampoco per esemplari di buono stile: si facevano in fretta per adornamento di sepolcri, e, come pare, da mediocri artefici provinciali: tale almeno è l’idea che può formarsene giustamente chi le vede sul luogo, e voglia giudicarne senza parzialità, nè passione.

Di tutti i monumenti dell’antichità figurata etrusca i più copiosi e variati sono le sculture in pietra del paese. Ma, salvo pochi frammenti di stil vetusto1, la massima parte di tali sculture s’appartengono al tempo in cui maggiormente primeggiava in Italia il nuovo stile. La scuola volterrana soprattutto, a cagion degli alabastri nativi de’ suoi contorni, ha prodotto il maggior numero di sì fatte sculture in urne sepolcrali, talvolta assai belle, di gusto greco o romano2. Maniera di figurare che si trova continuata in monumenti con epigrafi etrusche e latine, che paiono del settimo o dell’ottavo secolo, e che certamente si praticava anche più tardi al tempo degli Antonini: indi più goffamente, come si vede per sculture deformi, fino alla total declinazione dell’arte. A Volterra, a Chiusi, a Perugia ed altrove, tali urne si lavoravano senza troppo studio nelle officine degli scultori per esporle in vendita, lasciandone abbozzate le teste, che dovevano esser dipoi ritratti. Mortori occorrevano spesso, e ciascuno sceglieva o commetteva

  1. Vedi tav. lii-lviii.
  2. Vedi tav. lix. 5. 6., lx. civ-cviii: ed i monumenti dell’Italia ec. tav. xxx-xxxvii.