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CAPO XXV. | 243 |
guendo suo natural corso durava pure in decadenza ne’ primi secoli dell’era nostra.
I più perfetti esemplari di questo stile si hanno parimente in opere di bronzo. La statua dell’arringatore, tanto vicina alla greca eleganza1, il putto del Vaticano2, e il grazioso fanciullo che diamo fedelmente a luce3, porgono una sufficiente idea del genio del bello introdottosi nell’arte, e de’ progressi di quella. Di questo nobile stile ha dovuto essere il colosso toscanico d’Apollo, collocato nella libreria del tempio d’Augusto4. Del pari le gemme più finemente intagliate in forma di scarabeo, simbolo tanto familiare agli Egizj, come agli Etruschi5, si possono tenere, rispetto al disegno e alla diligente esecuzione, per altrettanti lavori della medesima epoca, se non ancora per veri esemplari di quelle figurine toscaniche sì pregiate in Roma nell’aureo secolo, come dice il vate di Venosa6. Sono ormai noti a tutti li due
- ↑ Vedi tav. xliv. 2.
- ↑ Idem n. 1.
- ↑ Vedi tav. xliii.
- ↑ Videmus certe tuscanicum Apollinem in bibliotheca templi Augusti quinquaginta pedum a pollice, dubium aere nobiliorem ac pulcritudine. Plin. xxxiv. 7.
- ↑ La figura di quest’insetto, emblema egizio notissimo, era certamente un capo d’etrusca superstizione: ognuno voleva averne e in vita e in morte: perciò fanti se ne trovano di prezzo vile, con forme globose ed informi; meccanismo tenuto dai poco avveduti per uno de’ primi passi dell’arte.
- ↑ Tyrrhena sigilla. Horat. ii. ep. 2. v. 180.