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224 CAPO XXV.

tempio di Giove Capitolino fabbricato da etruschi artefici1, non pure all’uso toscanico, ma col rito stesso dell’Etruria, siccome palesano chiaramente i triplicati santuari di Giove, di Giunone e di Minerva, posti sotto uno stesso tetto. Tale ancora, benchè più ingegnosamente condotto, era il tempio di Diana cacciatrice in Aricia, per l’aggiunta di altre colonne a destra ed a sinistra dell’antitempio2. Altri tempj, ordinati bensì con simmetrie toscane, partecipavano delle distribuzioni di qualche altra specie, soggiugne pure Vitruvio. Benchè ugualmente in tutti, per principale precetto, s’avesse sempre in mira stazione, usanza, natura. Una idea qualunque di tali fabbriche e simmetrie può ritrarsi dalla forma di alcuni tempietti figurati in creta, che diamo a luce per saggio3, dove appunto si vede ben distinta la parte superiore di legno col corrispondente asinello, puntoni e assi4, per modo che lo scolo del tetto vi sta pendente a due acque: foggia consueta di moltissime urne sepolcrali etrusche non dubbiamente rappresentative di veri tempietti, edicole, o simili edifizj sacri facenti manifesta allusione al sacro riposo delle

    cipiis, mira caelatura, et arte aevique firmitate sanctiora auro. xxxv. 12.

  1. Intentus perficiendo templo, fabris undique ex Etruria adeitis. Liv. i. 56.
  2. Vitruv. iv. 7.
  3. Vedi tav. lxxiii. 2. 3., lvii. 3. 4. 5.
  4. Vitrur. iv. 6.