zio, nessuna pena, parea lor bastevole per la conservazione della domestica libertà: il perchè i Romani non vedendo mezzo a domare totalmente le schiatte liguri adoprarono il crudele spediente o d’estirpare i più feroci, o di trasportarli violentemente dal luogo natio in più lontani paesi. Queste barbare traslazioni di popoli sommessi1, de’ quali il vincitore non si fidava, le appresero i Romani dai dispoti dell’Asia, che molto frequentemente le usarono: e tal fu la dura sorte degli Apuani, messi fuori in numero di quarantamila uomini con le mogli e figliuolanza, e di là trasportati senza commiserazione alcuna in Sannio nella regione degl’Irpini. Non ebbero miglior sorte gl’Ingauni, abitanti la riviera di ponente, a’ quali fu mutato sino a trenta volte il terreno2; così come i mandriani tramutano di luogo in luogo le mandrie loro. Nella pompa di tanti ripetuti trionfi sopra i Liguri domati era molto discaro ai Romani non aver mai oro, nè argento predato da mostrare, forte appetito da loro nella guerra, ma soltanto grandissima copia d’armi3. E se ben nell’ebbrezza dell’orgoglio eglino chiamassero trionfi castellani coteste sanguinose vittorie4, pure è certo, che ancorchè soggettata la Liguria non cessava il senato d’invigilare con cautissime difese al governo di quella indocile provincia.
- ↑ Anastases.
- ↑ Ingaunis Liguribus agro tricies dato. Plin., iii. 5.
- ↑ Liv., xl. 38.
- ↑ Cicer., Brut., 73.