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212 CAPO XXIV.

così pure coll’armonia de’ flauti s’accompagnavano certi ludi scenici senza parole, usitati in Etruria per uopo di religione1: foggia d’azioni mimiche rappresentate con gran cerimonia dagl’istrioni; che tal era il nome etrusco degli attori2. Erano costoro persone servili al pari de’ giocolatori, saltatori, acrobati, che spesso ritroviamo effigiati in monumenti nostrali giocolando in sulle corde tese, o in terra3: all’opposto l’educazione degli atleti, uomini ingenui, era tutta liberale; e col solo fine d’onorare degnamente negli estinti la virtù de’ prodi, solevano i funerali dei benvoluti compiersi spesso con tali giuochi ginnastici e belle valentìe. Così fatto costume ne dà ragione senz’altro del motivo per cui, sì nelle pitture di sepolcri, come in quelle di moltissimi vasi ivi entro riposti, si veggono rappresentati tutti gli esercizi della nobil arte ginnastica; premi non pure di virtù a’ generosi e valenti in questa vita, ma simbolo ancora di quelli che s’addicevano loro nella futura: sicchè per cotesti simboli stessi miravano i parenti e gli amici a rimunerare nell’ultim’ora del loro buon volere i mani de’ lagrimati congiunti. Tal era infatti, e non altro, lo scopo pietoso per cui ebbero principio i giuochi degli atleti: instituzione divina di Bacco stesso primigenio o Zagreo, il dio infernale4. Ben dunque

  1. Liv. vii. 2.; Valer. Max. ii. 4. 4.
  2. Quia hister tusco verbo Indio vocabatur, nomen histrionibus inditum. Liv. l. c.
  3. Vedi i monum. dell’Italia ec. tav. 56.
  4. Nonn. Dionys. xxxvii. v. 104 sqq.