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210 CAPO XXIV.

e distinti, e tutti ugualmente acconci1; però non sapremmo dire se le case de’ maggiori cittadini avessero tutte a un modo cortili2 e portici3, di che ebbero lode d’inventori gli architetti d’Adria. In Tuscolo bensì le case de’ privati vi compariscono piccole e semplici: ogni altro edifizio di costruzione soda, anzichè bella: nè certo queste città latine, o de’ Volsci, o del Sannio, dove si mirava solo all’utilità del comune, potevano avere l’aspetto vago e le ornate fabbriche d’una Pompeja, laddove la civiltà greca e romana avevano da lungo tempo introdotto gli usi ed i costumi d’una vita delicata.

Per tutta Italia i giuochi e gli spettacoli pubblici, espressione de’ costumi nazionali, vi furono istituiti come atti solenni di religione. Ma più che altrove in Etruria4, dove maggiormente tendevasi ad esaltare il culto divino mediante ufficj graditi, v’erano celebrati con grande splendidezza di pompa. I giuochi del Circo, maggiori di tutti, facevano essi stessi parte delle feste religiose5: vi si portavano con pomposa mostra le immagini divine riccamente abbigliate, e v’avean luogo in onore di quelle ludi principali. Tarquinio il vecchio introdusse bene avvedutamente questi medesimi giuochi circensi annuali

  1. Diodor. v. 40
  2. Vitruv. vi. 3.
  3. Diodor. l. c. et al.
  4. Tertull. de Spect. 5.
  5. Varro ap. August. de civ. Dei. vi. 6.