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196 | CAPO XXIII. |
sculte in moltitudine di monumenti nazionali: variatissime di numero, di specie e di forma, elle erano fatte di metallo1, di bosso2, d’avorio3: i trombettieri si chiamavano Subuli con voce tosca4: e la perizia loro nella musica sacra o liturgica5 era sì grande, che gli stessi Romani si valevano ognora di quelli. S’udiva il flauto nei tempj, ne’ giuochi, ne’ conviti6, e ne’ suffragj a’ defunti7, acciocchè si tenesse ciascuno con raccoglimento nei termini della pietà o della moderazione: però non soltanto i dolci suoni de’ flauti generavano o meste o soavi armonie; le cetre, le lire, si veggono pure spesse volte figurate ne’ monumenti dell’arte8, ed in certe pitture di Tarquinia si ritrova altresì effigiato un istrumento musicale a due corde, molto simile al colascione9: figura
- ↑ Vedi tav. cxiii. 7. 8.
- ↑ Plin. xvi. 36.
- ↑ Virgil. Georg. ii. 193.
- ↑ Varro l. l. vi. 3.; Fest. v. Subulo. V. i monum. tav. xxxviii. 12.
- ↑ Μουσική, ὄση δημοσίᾳ. Strabo. v. p. 152.
- ↑ (Aderunt) in conviviis pueri modesti, ut cantarent carmina antiqua, in quibus laudes erant majorum, assa voce, et cum tibicine. Nonius. ii. 70.
- ↑
Cantabat fanis, cantabat tibia ludis:
Cantabat moestis tibia funeribus.Ovid. Fast. vi. 659.
Vedi i monum. tav. liv. 2., lvi. i., lviii. 2., xcvi. 1.
- ↑ Vedi i monum. tav. lv. 3., cvii: di più i monum. dell’Italia ec. tav. 18. 19. 34. 35.
- ↑ Idem tav. lxi. 11. ediz. seconda 1821.