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CAPO XXIII. 195

faceto Macco e Bacco: e sì per festevole intreccio, sì per concetti satirici, e sì anche per acute o liberali parole, d’ogni tempo le scene atellane serbarono il nativo sapore. Tanto che non fa specie se, gustate e gradite molto dal popolo, furono accettissime in Roma ancor dopo l’introduzione di migliori drammi1: prima recitate in favella osca; indi scritte alla latina2.

La musica, di cui l’efficacia fa sì grande nella prima civile istituzione delle genti, tenne parimente in Etruria forza grandissima sul cuore e sulla ragione. Come arte ausiliaria della religione interveniva in tutte le feste, ne’ giuochi, e negli spettacoli a onor degl’iddii celesti: qual moderatrice de’ costumi s’usava nelle case de’ privati: e in guerra si animavano per essa i valorosi al conflitto. Diverse qualità istrumenti da fiato diconsi vera invenzione degli Etruschi: nominatamente il corno ritorto, e le tibie o trombe dette con proprietà tirrene3. Queste in fatti si ritrovano

  1. Cicer. Fam. vii. 1.; Strabo v. p. 161.; Tacit. iv. 14.; Svet. Tib. 45., Cal. 27., Galb. 13.; Spartian. Adr. 13. ec. Il dispotismo solo potette frenare ed estinguere la libertà delle atellane. Caligola, per non so quale allusione, fece bruciare vivo uno degli attori.
  2. Quindi i titoli burleschi: Macci gemini: Maccus sequestris: Bucconem adoptatum: Maccus miles etc. Quest’ultimo soggetto pare acconciamente rappresentato in una pittura scenica trovata a Pompeja, in cui singolarissimo è il vestiario del protagonista Macco. Vedi tav. cxix. 1.
  3. Τυῤῥηνῶν δ´ ἔστιν εὕρημα κέρατά τε Καὶ σάλπιγγες. Athen. iv. 25. p. 184.; Polluc. iv. 70-85.