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CAPO XXIII. 177

questi monumenti si veggono molto variamente figurate le anime degli estinti, ora sotto la forma di certi uccelli, come tra gli Egizj1, ora sotto fattezze umane, guidate nella regione inferiore dal genio buono e dal malo2: se pure dessi non assistevano anche all’estremo giudizio che là giù si faceva dinanzi al trono de’ giudici infernali: sì che per giusta ponderazione delle azioni dovessero le anime trascorrere lo stabilito corso di loro purgazione, secondochè insegnava la dottrina egizia dell’Amenti, seguita in grandissima parte dai sacerdoti d’Etruria. E se quei genj stessi, conduttori delle anime, appaiono effigiati ne’ monumenti etruschi ora di sesso maschile, ora femineo, ciò si vede ugualmente negli egizj3: simbolica espressione in tutti del comune dualismo4. L’evocazione dell’ombre, ovvero immagini delle anime, faceva parte della mistica psicologia etrusca5: però gli scaltri sacerdoti, maestri in negromanzia, che dimoravano colà presso l’Averno nella Campania, era-

  1. Vedi tav. lvii. 1.
  2. Vedi tav. lxv. civ.
  3. De Hammer. Mines de l’Orient. Tom. iv.; Belzoni, tav. 3. e p. 240. 245. 386. 388. 394. traduz. francese.
  4. Vedi sopra p. 117. Così nella mitologia degl’Indiani si hanno diverse generazioni di Dévata: demoni masculini e feminei. Ward, Account of the Indoos.; Wilson, Sanscrit dictionary.
  5. Καὶ Τυῤῥηνῶν νεκυομαντεῖαι σκότῳ παραδιδὸθων. Clem. Alex. Cohort. ad gent. T. ii. p. 11.