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162 CAPO XXII.

rito antico. Gl’iniziati vi portano rami d’alberi; vi recano il cantaro, il cratere, ed altri vasi da vino, vi offrono al dio le primizie de’ frutti, corone, bende sacre, e mollissimi altri simboli tutti ugualmente dicevoli al culto primitivo di Bacco ed a’ suoi arcani1. E in cotal forma mistica par che si mantenessero lungo tempo incontaminati fino a tanto che, nel modo che narra Livio2, per opera di un certo greco sacerdote, e d’una donna sacerdotessa da Capua3, fogge inusitate e licenziose di baccanali passarono celatamente in Etruria, benchè il tempo preciso resti oscuro, e di quivi nel Lazio, introducendosi con altre disordinate superstizioni e lussurie di baccanti occulti sacrifizi notturni pieni di cose disoneste. Che qua in Etruria la nuova scuola di quei depravati misteri del Fallo vi gettasse profonde radici, si conferma principalmente per la qualità di certi vasi dipinti trovati nei sepolcri medesimi di molti iniziati; e più che altrove in quelli di Vulci; dove sotto le più laide figurazioni vedesi acclamato il sozzo culto da persone bennate: e tra queste uomini nobili, e donne similmente, atteso che tali monumenti, singolar circostan-

  1. Vedi tav. xviii-xx.
  2. Liv. xxxix. 8 sqq.
  3. Pacula Minia: dessa pervertì tutto l’ordine de’ misteri comunicandoli tra uomini e donne; indi portando a cinque per mese quelle adunanze notturne: dove che per l’innanzi v’erano tre giorni statuiti tre volte l'anno, in cui facevasi l’iniziazione di giorno, e dalle donne soltanto.