aruspici; tra i quali in più alto seggio stavan coloro che pigliavano grado e nome di Fulguratori a causa delle loro più ardue divinazioni1. Per istituto delle sue domestiche religioni, e prima ancora che fosse Roma, ciascun’altra città legittima, come Preneste, aveva similmente un collegio di pontefici2: talvolta la qualità di aruspice e di pontefice s’univa in una sola persona3. Tivoli e Tuscolo ordinarono a un modo i loro preti Salj molto innanzi a Roma4: nè fa di bisogno ricorrere ai Cureti o ai Dattili per trovare sì lungi una norma delle loro danze armate, tanto naturalmente poste da religioni che coltivavano, come le nostrali, divinità guerriere5: e pare di più, secondo una vecchia tradizione, che i Salj fossero dapprima preti d’Ercole6; che vuol dire, per gl’Itali antichi, del nostro Sanco7. In ogni modo però il sacerdozio dei Salj, e l’altro tanto affine degli Arvali, erano per noi antichissime compagnie di fratelli, che avevano assai cose comuni: il numero de’ collegiali, la nobiltà della nascita, l’antichità e l’oscurità dei carmi8. Tra gli Umbri tien posto princi-
- ↑ V. le glosse d’Isidoro; e Olivieri, Marm. Pisaur. p. 56 sqq.
- ↑ Ibi erant Pontifices, sicut etiam Romae. Serv. vii. 678.
- ↑ Haruspicum Pontificis Albani. Gruter. p. ccciv. 5.
- ↑ Serv. viii. 285.
- ↑ Vedi sopra p. 128, 129.
- ↑ Serv. l. c. Altri diceva introdotto quel sacerdozio medesimo da uno di Vejo.
- ↑ Vedi Tom. i. p. 202.
- ↑ Marini, Frat. Arvali. p. 597 seqq.