delle cose divine1 e l’autorità delle umane: così pure in Sannio le gentili schiatte2. Non dissimili privilegi e sacerdozj affissi a un casato sussistevano al pari in Oriente e in Grecia nel tempo antico: la stessa eredità nelle funzioni sacerdotali era un costume egizio. Nè quindi troppo superbamente per tanta maggiorità di grado al mondo andavano i sacerdoti dicendo, aver gl’iddii immortali concessa loro uguale supremazia che ai regnanti3. Ma non mai in Etruria, nè altrove in Italia, la qualità di prete e di guerriere furono tra se distinte e divise con l’odioso sistema delle caste: tutt’al contrario il servizio dell’ara non era punto incompatibile cogli ufizi militari e civili: uno stesso individuo vi maneggiava alla volta il lituo e la spada4. Il capo degli aruspici portava il titolo di supremo o primario di quell’ordine5. Ed ogni città principale dell’Etruria, siccome teneva ordinate scuole sacerdotali, così aveva il proprio collegio di
- ↑ Claud. Caes. ap. Tacit. xi. 15.; Cicer. ad Familiar. vi. 6.
- ↑ Liv. x. 38.
- ↑ P. (auct. anonim.) in commentatione de Baccho dixerit regibus et sacerdotibus justis aequales esse honores atque appellationes ab ipsis Diis immortalibus impertitos. Lyd. de Mens. p. 276.
- ↑ Così Virgilio, pittor de’ costumi, descrive Asila, uno dei duci toscani, colla doppia qualità d’aruspice e di guerriero (x. 175 sqq.): ed ugualmente Umbrone sacerdote marso, e Rannete augure dei Rutuli. vii. 750., ix. 327.
- ↑ Summus Haruspex. Cicer. de Div. ii. 24. In lapidi romane si trova più volte chiamato primo aruspice, ed auche Aruspex primus de lx. Gruter. p. ccciv. 6. 7. 8.