Pagina:Storia degli antichi popoli italiani - Vol. II.djvu/155


CAPO XXII. 149

volte i loro cantici1. Le cerimonie funerali, e le feste medesime di purificazione e d’espiazione delle anime2, s’accompagnavano pure con meste armonie di flauti3: il che appare anche per monumenti4: di più il mese più breve detto Februum, e quindi il rito di purgazione consacrato agli iddii infernali, s’appellavano entrambi con voce sabina5; altri dicono etrusca6. Ogni città, ogni terra aveva in oltre feste proprie dedicate a’ suoi numi protettori, od a’ suoi Lari e Penati, cui davano ugualmente omaggio e pubblici onori: tali erano i quinquatri de’ Tuscolani, i decimatri de’ Falisci7, e moltissime altre ferie provinciali d’ogni dove: poichè l’Italia divisa in tanti stati non osservò mai in genere di fasti sacri un rito comune: ogni popolo celebrava il suo. E come si vede pe’ frammenti di parecchi calendari latini8, e sì ancora dai Fasti d’Ovidio, le feste religiose soleano regolarsi, secondo il costume antico, sopra un anno di dieci mesi. Ad accrescere bensì la magnificenza di cotali feste o nazionali, o provinciali,

  1. Marini, Fratelli Arvali. p. 28.
  2. Feralia; Parentalia.
  3. Cantabat moestis tibia funeribus. Ovid. Fast. vi. 660.
  4. Vedi tav. lvi. 1., lvii. 2., xcvi. 1.
  5. Varro l. l. v. 3.; Censorin. 2.; Ovid. Fast. ii. 19 sqq.; Lyd. de Mens. p. 172.
  6. Anysius de Mens. ap. Lyd. p. 170., idem p. 134.
  7. Varro l. l. v. 3.; Festus v. Quinquatrus.
  8. Ap. Graev. Thes. ant. rom. T. viii.; Fasti Praenestini cum comm. Foggini.